Descrizione
TOGO E BENIN
Un viaggio in due Paesi situati lungo la costa del Golfo di Guinea.
In Togo e Benin, scoprirete villaggi tribali e stili di vita legati a forti tradizioni culturali.
L’itinerario vi porterà da Lomé alle montagne dell’Atakora.
Scoprirete la popolazione Somba, che costruiscono castelli in argilla, vere opere d’arte.
Imparerete la loro struttura sociale attraverso l’osservazione dell’organizzazione delle loro case.
Incontrerete i Taneka che vivono seguendo severe regole iniziatiche. La vita degli uomini è caratterizzata da una lunga iniziazione che dura più di 40 anni.
Dall’Atakora si ritorna sulla costa: la culla del vudù. Questa diffusa religione vi sorprenderà.
Incontrerete feticheur, guaritori e oracoli. Sarete testimoni della profonda trance che prende gli adepti quando, durante le cerimonie vudù, “diventando dei”.
Conoscerete il mondo delle maschere, ammirandone le loro caratteristiche artistiche.

GIORNO 1, Venerdì: Lomé, Gulfo di Guinea – TOGO
Arrivo a Lomé e trasferimento all’hotel
GIORNO 2, Sabato: Lome – TOGO
Il nostro viaggio inizia con la visita di Lome, vibrante capitale del Togo, l’unica città africana ad aver subito consecutivamente le influenze coloniali tedesche, inglesi e francesi, nonché una delle poche capitali al mondo situata al confine con un’altra nazione. Questa storia di influenze variegate ha creato un’identità unica che si riflette nello stile di vita e nell’architettura della città. Lome è il punto di incrocio di persone, culture e commerci che la rende città cosmopolita dalle dimensioni umane. Scopriremo: il mercato centrale con le “Nana Benz”, donne mercanti che hanno concentrato nelle loro mani il commercio dei “pagne” (tessuti che sono venduti in tutta l’Africa Occidentale); gli edifici coloniali del quartiere amministrativo; il mercato dei feticci più grande d’Africa con un eclettico assortimento di amuleti , crani di animali, conchiglie, antiche pietre-moneta, teste di serpente, statuette propiziatorie e tutte le più svariate componenti necessarie alla realizzazione di pozioni magiche e feticci.
La sera, corso di cucina: sentitevi liberi di partecipare a un corso di “cucina la tua cena” presso la cucina di uno chef professionale. Scoprirete le proprietà e i sapori dei prodotti locali uniti ad altri ingredienti e tecniche di cucina importate. Se invece preferite riposarvi nella vostra camera d’hotel, potrete incontrare il gruppo alla fine del corso e cenare insieme.
Il sabato sera molti locali offrono musica dal vivo: reggae, afro-jazz…seguite la vostra guida per scoprire la vibrante: Lome by night!
GIORNO 3, Domenica: Foresta tropicale, da Lome a Kpalime – TOGO
Partenza per Kpalime, una cittadina con un ricco passato coloniale che è ora un importante centro di commerci. Visita al centro artigianale.
Nel pomeriggio, camminata nella foresta alla scoperta del suo mondo: la maestosità degli alberi, la calorosa e allegra accoglienza dei suoi abitanti, i suoni dei tam-tam, la luce verde smeraldo che filtra dai rami. Sotto la guida di un entomologo locale impareremo a conoscere le farfalle e gli insetti e verremo iniziati all’arte della pittura utilizzando i colori naturali.
GIORNO 4, Lunedi: Danza del fuoco, da Kpalime a Sokodé – TOGO
Trasferimento in direzione nord e sosta ad Atakpame, una tipica cittadina africana costruita sulle colline, punto di convergenza dei prodotti provenienti dalla foresta limitrofa.
Risalente al XIX secolo, si trova lungo la ferrovia principale che collega Lomé a Blitta. È al centro di un’importante area di coltivazione del cotone, ed è qui che gli uomini della regione, attraverso il loro lavoro qualificato su piccoli telai di tessitura, realizzano il tessuto dai colori vivaci chiamato “Kente”.
Proseguiamo visitando qualche villaggio. Queste popolazioni, originariamente provenienti dal Nord del Paese, hanno mantenuto intatte le tradizioni che li legano alla terra degli antenati.
Sosta in mercati locali che si svolgono una volta alla settimana.
Arrivo a Sokodé nel tardo pomeriggio.
In serata assisteremo alla danza del fuoco. Nel cuore del villaggio un grande fuoco illumina i volti dei danzatori che cominciano a muoversi al ritmo incessante dei tamburi. I danzatori in uno stato di trance si gettano nelle braci, le raccolgono con le loro stesse mani e le portano alla bocca; alcune volte le fanno scorrere lungo tutto il corpo senza che esse lascino alcuna ferita e senza mostrare segni di dolore. Possiamo chiamarla prova di coraggio? Autosuggestione? Magia?… E’ difficile spiegare una tale performance.
GIORNO 5, Martedì: Capi tradizionali, da Sokodé a Kara – TOGO
A Ovest visitiamo la regione abitata dai Bassar che vivono in capanne di argilla con tetti conici e conservano la produzione di ferro: una combinazione di geologia e alchimia.
Le donne anziane sono le uniche a poter salire sulle montagne circostanti i villaggi per recuperare le pietre contenti il ferro e gli uomini non possono essere sessualmente attivi durante il processo di fusione se vogliono che il processo sia un successo.
Incontro con capi tradizionali: parleremo con loro del ruolo del capo tradizionale in uno stato che si vuole moderno.
GIORNO 6, Mercoledì: Castelli d’argilla, da Kara a Natitingou – TOGO – BENIN
Dopo aver attraversato il confine con il Benin, incontriamo i Betammaribe (conosciuti anche come Somba) che vivono sulle montagne dell’Atakora. Costruiscono bei castelli in argilla e seguono una serie di riti iniziatici molto suggestivi. I giovani tra i 18 e i 20 anni si fanno scarificare il ventre con delicati e complessi disegni geometrici, profondamente convinti che quelle cicatrici siano l’unico modo per diventare “veri” uomini. Incontreremo alcuni di questi giovani per sentire cosa ricordano della loro iniziazione. Anche le ragazze sono sottoposte a un rito di scarificazione, ma nel loro caso le cicatrici vengono fatte sul ventre e sulla schiena all’età di 20-22 anni. Se un bambino viene concepito prima di questa iniziazione, la scarificazione viene effettuata all’inizio della gravidanza, perché la mancanza di cicatrici potrebbe essere dannosa durante il parto. Tutti questi riti iniziatici formano un ciclo che inizia durante lo svezzamento (quando il viso del bambino viene scarificato) e il cui completamento simboleggia la nascita ufficiale come membro del gruppo. È il numero infinito di cicatrici sottilissime sui loro visi a ricordarci che si tratta di Betammaribe.
GIORNO 7, Giovedì: La montagna degli stregoni, da Natitingou a Dassa – BENIN
Raggiungiamo un accampamento Peul.
I Peul (o Fulani) sono principalmente pastori. Gli uomini si spostano con le loro greggi mentre le donne si occupano del campo, della mungitura e della produzione di burro da vendere ai mercati. I Fulani sono famosi per la loro bellezza. I graziosi tatuaggi sui loro volti sono messaggi per coloro che ne capiscano il linguaggio. Bellissimi corpi longilinei stanno a guardia delle greggi, sguardi profondi conservano il ricordo dei molti paesaggi attraversati durante le migrazioni. La loro bellezza è proporzionale alla loro lentezza. Sembrano più lenti di chiunque altro e allo stesso tempo si muovono più di chiunque altro. Qui sta il mistero di genti che hanno imparato a dominare il tempo e lo spazio, la storia e la geografia.
Una breve passeggiata ci condurrà all’incontro dei Taneka, situati alle pendici dei monti omonimi. Questi villaggi sono composti da capanne rotonde con tetti conici e protetti al centro da vasi di terracotta. La parte superiore dei villaggi è abitata dai giovani iniziati e dai sacerdoti dei feticci, abbigliati con pelli di capra e che sempre portano con sé una lunga pipa. Questa popolazione abita su un sito archeologico da più secoli. Pare che i primi abitanti, d’origine Kabye, abbiano occupato la montagna nel IX secolo. Da allora altre popolazioni si sono unite a loro formando una specie di melting-pot. Ogni gruppo ha conservato i propri culti e riti d’iniziazione, e nello stesso tempo insieme hanno creato istituzioni politiche e religiose comuni. Mentre si cammina lungo viuzze delimitate da pietre lisce, potrebbe capitare d’incontrare giovani seminudi e con il cranio rasato. Si preparano alle celebrazioni iniziatiche. I Taneka, considerano che per «fare» un uomo ci vuole tempo, pazienza e tanto… sangue d’animali sacrificati. Insomma, un processo lungo tutta un’esistenza, a tal punto che la vita stessa diventa un rito di passaggio.
Trasferimento verso sud e visita al feticcio di Savalou che rappresenta un importante luogo di pellegrinaggio animista.
GIORNO 8, Venerdì: Dancing masks, da Dassa a Abomey – BENIN
Dassa è la sede di un antico regno fondato da Olofin nel 1385.
La cittadina ospita siti che testimoniano di questa lunga storia.
Assisteremo alla danza delle maschere Egun che rappresentano gli spiriti dei defunti e di fatto, secondo la popolazione locale, “sono” i defunti.
Le maschere Egun arrivano dalla casa delle maschere indossando costumi colorati e brillanti, e sfilano nelle vie del villaggio lanciandosi repentinamente all’inseguimento dei curiosi e tal volta incauti spettatori.
I partecipanti non devono farsi toccare da Egun: proveniente dall’aldilà potrebbe condurli con sé. Quando la maschera irrompe sulla scena, si assiste a una specie di corrida che suscita un mix di paura e rispetto. In alcuni casi coloro che sono raggiunti dalle maschere cadono in uno stato di catalessi e sono portati subito nella casa delle maschere per un trattamento segreto che li farà ritornare nel mondo dei vivi.
In seguito, raggiungeremo Abomey, dove incontreremo la comunità dei “forgerons”, da secoli al servizio dei re per la produzione di armi ed altri utensili. Assisteremo ad un’uscita di maschere.
Nel pomeriggio assisteremo alla spettacolare danza delle maschere Gelede.
Gelede è allo stesso tempo un culto, una società segreta e una maschera. Prima di tutto, è il culto di Oudua: la grande divinità, la vecchia madre e la madre terra. Gelede è anche la figlia di Ougun, il dio del ferro e uno dei principali dei della religione voodoo del Benin meridionale. Ma Gelede è anche la società segreta che tiene le maschere Gelede e organizza danze speciali. Gli spettacoli di Gelede ricordano il nostro “teatro” occidentale dove ogni maschera rappresenta un personaggio, spesso umoristico o ironico. Questo aspetto teatrale delle maschere che imitano racconti brevi ha la funzione di educare, non semplicemente intrattenere il villaggio. La maschera di Gelede ha caratteristiche femminili ma è indossata da uomini vestiti come donne e che ballano incredibili performance: un coro composto da più di 20 cantanti che ballano in un grande cerchio con due grandi tamburi al centro, il pubblico circostante, felice ed eccitato. I colori dominano la scena con i ballerini vestiti colorati che si muovono tutto il tempo.
GIORNO 9, Sabato: Su palafitte, da Abomey a Ouidah – BENIN
Nella regione a nord di Cotonou si estende una vasta area lacustre. Una barca a motore coperta ci permetterà di attraversare il Lago Nokwe e raggiungere Ganvie, il più vasto villaggio palafitticolo del continente Africano. Gli abitanti dell’etnia Tofinou costruiscono le loro capanne di legno su pali di teck. La pesca è l’attività principale di questa popolazione il cui isolamento ha permesso di conservare abitudini e regole arcaiche. Sulle piroghe si scandisce la vita quotidiana. È con la piroga che gli uomini vanno a pesca e sulla piroga le donne espongono le merci al mercato galleggiante ed i bimbi giocano.
La città di Cotonou è caratterizzata dal traffico costante di centinaia di zamidjans (moto-taxi). Di conseguenza, la città segue il ritmo dei semafori che scandiscono fermate e ripartenze dei moto-taxi. Divertitevi a guardarne il caos.
Proseguimento verso Ouidah. La capitale del vudù.
GIORNO 10, Domenica: Zangbeto, il fantasma – BENIN
Ouidah fu conquistata dall’esercito di Dahomey durante il XVIII secolo per diventare uno dei principali porti degli schiavi. Oggi la città gode di un’architettura afrobrasiliana. Coabitano uno di fronte all’altro, in perfetto sincretismo, il tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. La lentezza dei personaggi inondati dal sole… il battito lontano delle onde sulla spiaggia… il ritmo dei tamburi sembrano riportare l’eco mormorante delle colonne di schiavi imbarcati su queste spiagge. Un’atmosfera “fuori del tempo”, perfettamente descritta da Chatwin nel suo libro «Il viceré di Ouidah». A piedi visitiamo il Tempio dei Pitoni. Terminiamo il nostro tour della città seguendo la “strada degli schiavi” fino alla spiaggia, il punto di “non ritorno” dove gli schiavi erano soliti salire a bordo delle navi.
Nel pomeriggio assisteremo alle performance della maschera Zangbeto
Grande maschera coperta di paglia colorata, Zangbeto rappresenta gli spiriti non umani, le forze della natura e della notte che hanno abitato la terra prima dell’arrivo dell’uomo.
L’uscita di Zangbeto è una gran festa per il villaggio, che beneficia della protezione degli spiriti e tiene lontane le presenze minacciose. Il roteare della maschera simbolizza un’operazione di “polizia spirituale” destinata a mantenere ordine nel villaggio e scacciare i malintenzionati. L’esecuzione di “miracoli” garantisce i poteri magici della maschera.
GIORNO 11, Lunedì: Nel cuore della terra del vudù! da Ouidah a Lome – BENIN E TOGO
Passaggio della frontiera del Togo (Save Kodji / Hilla Kodji).
Il Vudù è originario delle regioni costiere di Togo e Benin ed é sbarcato nei Caraibi e le Americhe durante la tratta negriera. Il Vudù è la religione animista tramandata dagli antenati ed ancora ferventemente praticata da queste genti. Oggi conta circa settanta milioni di adepti nel mondo, principalmente in Africa e nelle Americhe.
Il vudù è una vera religione, molto più ricca e complessa di quanto spesso si pensi.
Incontro con un guaritore tradizionale che tratta i suoi pazienti con riti vudù ed erbe. I trattamenti sono efficaci per quasi tutte le malattie, soprattutto per la pazzia. Il suo santuario è impressionante.
In un villaggio nascosto, ci uniremo a una cerimonia vudù: il ritmo frenetico dei tamburi e dei canti degli adepti ci aiuteranno a richiamare lo spirito che si impossessa di alcuni dei presenti. Cadono in una profonda trance: occhi riversi, smorfie, convulsioni, mancanza di sensibilità al fuoco o al dolore. Sakpata, Heviesso, Mami Water sono solo alcune delle divinità Vudù che possono presentarsi. In questo piccolo villaggio, circondato dalla magica atmosfera della cerimonia, capiremo finalmente cosa intendono le persone quando dicono: “Nelle vostre Chiese pregate Dio; nel nostro santuario Vudù diventiamo Dio!”
Arrivo a Lomé nel tardo pomeriggio. Tempo libero per prepararsi a partire o fare shopping. Molti sono i luoghi che possono essere visitati per questo scopo e il nostro veicolo sarà a disposizione per portarvi in giro: negozi di arte tribale e antiquariato, artigianato, gallerie d’arte con dipinti contemporanei della “scuola togolese” (che iniziano ad essere molto popolari nelle gallerie francesi e nordamericane), negozi che vendono oggetti d’arte “popolari” come i colorati cartelli “pubblicitari” davanti ai parrucchieri di strada ecc.
In serata, trasferimento in aeroporto.