Descrizione
GHANA, TOGO e BENIN
La nostra fantastica odissea culturale ci porta nei luoghi più remoti di Ghana, Togo e Benin alla scoperta di un mondo tribale ancora oggi guidato da capi tradizionali e dagli spiriti degli antenati.
Evento speciale
Yam Festival (Benin): l’igname è uno dei principali ingredienti della dieta giornaliera in Africa Occidentale. In agosto, la popolazione delle regioni centrali del Benin si raccoglie intorno a notabili e re per celebrare un rito di continuità. Mangiare insieme i nuovi tuberi ha infatti due significati. Da una parte significa ringraziare gli dèi e gli antenati per il buon raccolto e dall’altra chiedere che il buon raccolto continui negli anni. Il festival prosegue con danze di maschere e celebrazioni vudù.
Oltre a questo principale evento tradizionale, i partecipanti assisteranno sempre a:
– un’interessante cerimonia vudù
– una spettacolare danza del fuoco
– un “funerale Ashanti”, una celebrazione festiva che consacra il ritorno dello spirito alla dimora degli antenati

GIORNO 1: Accra, Golfo di Guinea – TOGO
Arrivo ad Accra e trasferimento all’hotel
GIORNO 2: Metropolis, da Accra ad Anomabu (180 km – tempo di trasferimento 3 ore) – GHANA
Accra, la Capitale del Ghana, è una grande città africana, in rapida evoluzione, che, nonostante ciò, ha saputo conservare un’identità che si riflette negli edifici moderni e negli ampi viali. I verdeggianti quartieri amministrativi, composti da eleganti ville della prima metà del Novecento, ci ricordano che questa fu la più prosperosa delle colonie d’ Africa.
Esploriamo il quartiere storico di James Town, abitato dai Ga. Di fronte all’Oceano si svolge la vita degli abitanti: un villaggio circondato dalla città! Qui tutte le attività economiche seguono regole molto diverse da quelle che governano “la city” (il quartiere degli affari), a poche centinaia di metri di distanza.
Proseguiamo con la visita di un laboratorio specializzato in “bare di fantasia”. Queste bare artigianali, uniche nel loro genere, possono rispecchiare qualsiasi forma: frutta, animali, pesci, automobili, aerei…. l’unico limite è la fantasia! Partite da Accra, queste bare dal design sgargiante sono ormai collezionate in tutto il mondo ed esposte nei musei.
Il Museo Nazionale rappresenta un “ingresso” culturale nel Paese. Vale la pena visitarlo all’inizio del nostro tour.
Raggiungiamo il nostro hotel sulla spiaggia di Anomabu, che sarà la nostra base per due notti.
GIORNO 3: Elmina, Anomabu (trasferimenti) – GHANA
A pochi chilometri a nord della costa, nel mezzo di una foresta pluviale, scopriremo il Parco Nazionale di Kakum. Questo parco offre una grande opportunità di osservare la foresta dall’alto, in quanto Kakum dispone di un ponte di corda appeso in cima agli alberi. Questo di Kakum è il ponte di corda più lungo e più alto del mondo. Camminando a un’altezza compresa tra 40 e 45 metri dal suolo, si gode di un’incredibile vista sulla foresta pluviale. A questa altezza, invece di rivelare i loro tronchi, gli alberi offrono una vista mozzafiato delle loro chiome e sembrano cercare di toccare il sole e il cielo sopra di loro.
Si raggiunge, poi, il castello di Elmina, il più antico edificio europeo dell’Africa subsahariana, eretto dai portoghesi nel XV secolo. In tempi diversi il castello è stato utilizzato come magazzino per il commercio dell’oro, dell’avorio e infine degli schiavi. Il castello che visitiamo oggi è il risultato di successivi lavori di ampliamento ed è riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il vecchio cimitero olandese di Elmina risale al 1806. Fuori dal castello, si trova uno spettacolare villaggio di pescatori con tante grandi barche da pesca colorate: ogni giorno queste grandi piroghe di legno, condotte da abili pescatori attraverso le forti onde e correnti dell’oceano, “combattono” per guadagnarsi da vivere. I vicoli della città vecchia hanno un’atmosfera molto vivace, che ci riporta all’epoca in cui Elmina era un’affollata città coloniale.
In un villaggio limitrofo, scopriamo Posuban, i santuari delle antiche “compagnie Asafo” – dove i adepti ancora versano libagioni. Ritorno al nostro confortevole hotel.
GIORNO 4: Ashanti, da Anomabu a Kumasi (250 km – tempo di trasferimento 5 ore) – GHANA
Kumasi capitale storica e spirituale dell’antico Regno Ashanti, che fu uno dei regni più potenti dell’Africa dal 1670 al 1957, quando la Gold Coast britannica divenne il Ghana indipendente. Gli onori ancora oggi resi all’Asantehene (il Re) testimoniano del passato splendore e della potenza Ashanti. Oggi Kumasi, con circa tre milioni di abitanti, è una città spumeggiante con un fantastico mercato centrale, uno dei più grandi d’Africa. Ogni tipo di manufatto Ashanti (pelletteria, ceramiche, tessuti kente ed adinkra) si trova qui, insieme a quasi tutti i tipi di frutta tropicale e verdura.
Visitiamo il centro culturale Ashanti che possiede una ricca collezione di manufatti collocati all’interno della riproduzione di una casa Ashanti.
Nel pomeriggio, se in svolgimento, potremo assistere ai “funerali ashanti”, che in realtà sono una celebrazione festosa. Rituale celebrato mesi o anni dopo il decesso per permettere allo spirito del defunto di guadagnare lo status di antenato e divenire protettore di tutto il clan. I partecipanti esibiranno tessuti rossi e neri. I capi, all’ombra di grandi parasoli colorati, partecipano alle celebrazioni circondati da tutta la loro corte. Anche noi, seguendo il protocollo tradizionale, saremo accettati alla cerimonia per assistere alle danze tradizionali che celebrano le gesta degli antenati ed hanno una marcata simbologia erotica.
Raggiungiamo il nostro hotel sulla spiaggia di Anomabu, che sarà la nostra base per due notti.
GIORNO 5: Regni dell’oro, Kumasi (trasferimenti) – GHANA
In mattinata proseguiamo il tour di Kumasi, con la visita al Museo del Palazzo Reale che ospita una collezione unica di gioielli d’oro indossati dalla corte Ashanti.
Non si può visitare Kumasi e il regno d’oro Ashanti senza incontrare uno dei suoi numerosi re tradizionali! Abbiamo il privilegio di poter entrare nel cortile di un grande capo Ashanti. Avvolto in un drappo tradizionale e adornato con antichi gioielli in oro massiccio, siederà sotto un grande ombrello colorato e parlerà del suo ruolo di capo tradizionale nel Ghana moderno.
Nel pomeriggio visita ad alcuni villaggi Ashanti con abiti e sculture tradizionali.
GIORNO 6: Perline di vetro, da Kumasi ad Akosombo (270 km – tempo di trasferimento 6 ore) – GHANA
Trasferimento in direzione sud-est
La tribù Krobo è nota per le sue perline di vetro. I Krobo le producono e indossano per cerimonie e per scopi estetici. Visiteremo una comunità artigianale di produttori di perline e sperimenteremo il processo di creazione della nostra perlina. Gli artigiani seguono la stessa tecnica tradizionale utilizzata per secoli. Recuperano detriti di vetro che vengono trasformati in una polvere fine. La polvere di vetro viene poi meticolosamente modellata e inserita in stampi di argilla fatti a mano e ricoperti di caolino. Le perline vengono poi cotte, decorate, lavate e infine infilate.
GIORNO 7: Valli Verdi, da Akosombo a Kpalime (220 km – tempo di trasferimento 5 ore) – GHANA – TOGO
Passaggio della frontiera del Togo.
Ci spostiamo nella regione verdeggiante che circonda Kpalime, una città dal ricco passato coloniale che oggi è un importante mercato per il commercio del cacao e del caffè. Passeggeremo sulle colline che circondano Kpalime, attraverso villaggi e fattorie, fino al limitare della foresta. Sotto la guida di un entomologo locale, impariamo a conoscere le farfalle e gli insetti colorati.
GIORNO 8: Danza del fuoco, da Kpalime a Sokode (290 km – tempo di guida 5 ore) – TOGO
Ci dirigiamo verso nord, con una sosta lungo il percorso ad Atakpame, tipica cittadina africana costruita su colline dove si trovano tutti i prodotti provenienti dalle vicine foreste. Grazie al loro abile lavoro su piccoli telai, gli uomini della regione realizzano il grande tessuto dai colori vivaci chiamato “Kente”.
In serata arriviamo nei villaggi dei Tem per assistere alla danza del fuoco. Al centro del villaggio un grande fuoco illumina i volti dei partecipanti che danzano al ritmo ipnotico dei tamburi prima di tuffarsi nelle braci ardenti. Raccolgono tizzoni incandescenti e li passano più volte sul corpo oltre che portarli alla bocca, quasi li dovessero ingoiare. Nessuna ferita e nessun segno di dolore compare sui volti dei danzatori. Si tratta di coraggio? Auto-suggestione? Magia? Difficile spiegare una tale performance.
Forse sono davvero i loro feticci che li proteggono dal fuoco.
GIORNO 9: Castelli d’argilla, da Sokode a Kara (200 km – tempo di trasferimento 5 ore) – TOGO
Entriamo nella terra dei Tamberma, che vivono in abitazioni fortificate in argilla. Dalla forma simile a piccoli castelli medievali, sono uno degli esempi più belli di architettura tradizionale africana. Il loro stile ha impressionato l’architetto d’avanguardia Le Corbusier che lo ha descritto come “architettura scultorea”. Infatti, le case sono costruite a mano, strato di argilla dopo strato, aggiungendo palle di fango e modellandole secondo la pianta della casa. Una sorta di gesto sensuale che mescola forza, cura e bellezza. Grandi santuari – di forma fallica – all’ingresso delle loro case mostrano la loro fede animistica. Con il permesso accordatoci dagli anziani, entriamo nelle loro case per capire meglio il loro stile di vita.
In realtà le abitazioni sono una proiezione antropologica e cosmologica: Il primo piano avvolto nell’oscurità rappresenta la morte ed è il luogo degli antenati, il secondo piano aperto al cielo rappresenta la vita ed è il luogo dove le nonne accudiscono i piccoli, fino a quando è individuato quale antenato è ritornato a vivere nel nuovo nato.
Tutto – famiglia, cibo e scorte – viene custodito all’interno delle case, in modo da garantire la sopravvivenza del gruppo famigliare in caso di attacco nemico. Per secoli queste popolazioni hanno sfruttato il difficile accesso ai loro territori offerto dalla catena dei monti Atakora per difendersi dalla schiavitù praticata dai mercanti musulmani del Nord dell’Africa. L’area è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
GIORNO 10: Colline dei “feticheurs”, da Kara a Dassa (370 km – tempo di trasferimento 8 ore) – TOGO – BENIN
Partenza mattutina, verso sud. Confine con il Benin.
Scopriamo antichi villaggi Taneka, situati alle pendici dei monti omonimi. Questi villaggi sono composti da capanne rotonde dai tetti conici e protetti al centro da vasi di terracotta. La parte superiore dei villaggi è abitata dai sacerdoti dei feticci, abbigliati con pelle di capra, e dai giovani iniziati. Pare che i primi abitanti, d’origine Kabyé, abbiano occupato la montagna nel IX secolo d.C. Da allora altre popolazioni si sono unite a loro formando una specie di melting-pot. Ogni gruppo ha conservato i propri culti ed i propri riti d’iniziazione, e nello stesso tempo hanno creato istituzioni politiche e religiose comuni.
Girando per i villaggi, lungo vicoli delimitati da rocce con antichi e misteriosi segni incisi, unici testimoni delle popolazioni che in passato hanno vissuto in questi luoghi, possiamo imbatterci in giovani iniziati, che indossano solo amuleti magici ed una piccola copertura per il sesso, o in anziani preti feticisti che indossano una pelle.
I Taneka credono che per «diventare» un uomo ci vogliano tempo, pazienza, e molti sacrifici. Insomma, l’iniziazione è un processo che dura tutta la vita fino a quando la vita stessa diventa un rito di passaggio, quindi la vita non dovrebbe essere condizionata da un “prima” e un “dopo”, ma piuttosto seguire un percorso continuo.
Durante la discesa ci fermiamo a un santuario voodoo animista, che sarà la nostra “porta” nel mondo voodoo.
Arrivo in tarda serata al nostro hotel, che sarà la nostra base per due notti.
GIORNO 11: 14 agosto – Festa dello Yam (trasferimenti) – BENIN
In un villaggio, parteciperemo al Festival dello Yam (Igname). Dalle libagioni sui nuovi tuberi al pranzo di festa per finire nel pomeriggio con le danze. Sguardo completo su una celebrazione di villaggio.
GIORNO 12: Villaggi su palafitte, da Dassa a Ouidah (250 km – tempo di trasferimento 6 ore) – BENIN
Si parte per Abomey. Incontro con la comunità dei “fabbri”, che per secoli hanno servito i re del Dahomey nella produzione di armi e altri utensili.
Vicino alla costa oceanica si estende una regione lacustre che accoglie Ganvie, bellissimo ed esteso villaggio su palafitte. Una grande piroga ci condurrà attraversando il Lago Nokwe. Gli abitanti dell’etnia Tofinou costruiscono le loro capanne su pali di teck e ricoprono i tetti delle abitazioni con una spessa coltre di paglia. La pesca è l’attività principale di questa popolazione il cui isolamento ha permesso di conservare le abitudini e le regole del tempo che fu. Sulle piroghe, che uomini, donne e bambini conducono con facilità con l’aiuto di lunghe pertiche, si scandisce la vita quotidiana. È sulla piroga che si va a pesca, ci si sposta, si canta accompagnando il ritmo delle pertiche, sulle piroghe le donne mettono in mostra le merci da vendere al mercato e i bimbi vanno a giocare e a scuola.
GIORNO 13: Città “Brasiliana”, da Ouidah a Agbodrafo (100 km – tempo di trasferimento 3 h) – BENIN & TOGO
Raggiungiamo Ouidah che fu conquistata dall’esercito del Dahomey nel XVIII sec. e trasformata in uno dei più importanti porti per il commercio degli schiavi. Oggi Ouidah mostra un’architettura afro-portoghese oltre alla bizzarria di avere il tempio del Pitone e la cattedrale cattolica esattamente uno di fronte all’altro. L’atteggiamento rilassato degli abitanti, il suono delle onde che giunge dalla spiaggia, il ritmo dei tamburi creano un’atmosfera fuori dal tempo, molto ben descritta da Bruce Chatwin nel suo romanzo “il Vice re di Ouidah”. Passeggiando lungo le strade, visiteremo il tempio del Pitone e termineremo la visita della città percorrendo “la via degli schiavi” fino alla spiaggia, il punto di non ritorno dove gli schiavi venivano imbarcati per il “Nuovo Mondo”.
Frontiera del Benin (Hilla Kodji / Save Kodji)
Un villaggio sperduto assistiamo ad una cerimonia Vudù. Al ritmo sempre più ipnotico dei tam-tam e al suono dei canti incantatori qualche danzatore cadrà in una profonda trance: occhi ribaltati, smorfie, tensione muscolare, insensibilità al dolore o al fuoco. Sakpata, Heviesso, Mami Water e altri vudù palesano la loro presenza prendendo possesso dei loro adepti. In questo luogo circondato dall’atmosfera folle delle celebrazioni Vudù, finalmente avremo la possibilità di comprendere ciò che qui si afferma: “nelle vostre Chiese voi pregate Dio, noi nel nostro santuario Vudù diventiamo Dio!
GIORNO 14: Lome, da Agbodrafo a Lome (50 km – tempo di trasferimento 2h) – TOGO
Lomé, vibrante capitale del Togo è l’unica città africana che è stata colonizzata da tedeschi, inglesi e francesi nonché una delle poche capitali al mondo situata al confine con un’altra nazione. Questi elementi hanno concorso allo svilupparsi di una speciale identità che si riflette nello stile di vita e nell’architettura della città. Lome è, infatti, un crocevia di persone, culture e commerci, cioè una città cosmopolita di piccole dimensioni. Prestiamo particolare attenzione a: il mercato centrale con le famose “Nana Benz”, donne che hanno concentrato nelle loro mani il redditizio mercato dei costosi “pagne” (=indumenti) che arrivano dall’Europa e che vengono venduti in tutta l’Africa Occidentale; gli edifici coloniali del quartiere amministrativo dove ancora aleggia il sapore del tempo che fu; il mercato dei feticci, dove è venduto un enorme ed eclettico assortimento di tutto il necessario per pozioni d’amore oltre che intrugli magici per gli usi più disparati.
In serata trasferimento in aeroporto per il vostro volo di rientro.