Descrizione
TOGO E BENIN
Un viaggio in due Paesi situati lungo la costa del Golfo di Guinea.
In Togo e Benin, scoprirete villaggi tribali e stili di vita legati a forti tradizioni culturali.
L’itinerario ci porta da Lomé alle montagne dell’Atakora.
Scopriamo le popolazioni Somba, che costruiscono castelli in argilla, vere opere d’arte.
Possiamo comprendere la loro struttura sociale attraverso l’osservazione dell’organizzazione delle loro case.
Incontriamo i Taneka che vivono seguendo severe regole iniziatiche. La vita degli uomini è caratterizzata da una lunga iniziazione.
Dall’Atakora si ritorna sulla costa: la culla del vudù. Questa diffusa religione ci sorprende.
Incontriamo feticheur, guaritori e oracoli. Siamo testimoni della profonda trance che prende gli adepti quando, durante le cerimonie vudù, “diventando dei”.
Scopriamo il mondo delle maschere, ammirandone le loro caratteristiche artistiche e sperimentandone il ruolo sociale.

GIORNO 1, Venerdì: Lomé, Golfo di Guinea – TOGO
Arrivo a Lomé e trasferimento all’hotel
GIORNO 2, Sabato: Lome – TOGO
Il nostro viaggio nel cuore della magia inizia con la visita di Lome, vibrante capitale del Togo, l’unica città africana ad aver subito consecutivamente le influenze coloniali tedesche, inglesi e francesi, nonché una delle poche capitali al mondo situata al confine con un’altra nazione. Questa storia di influenze variegate ha creato un’identità unica che si riflette nello stile di vita e nell’architettura della città. Lome è il punto di incrocio di persone, culture e commerci che la rende città cosmopolita dalle dimensioni umane. Visitiamo: il mercato centrale con le “Nana Benz”, donne mercanti che hanno concentrato nelle loro mani il commercio dei costosi “pagne” (tessuti) che arrivano dall’Europa e sono venduti in tutta l’Africa Occidentale); gli edifici coloniali del quartiere amministrativo, dove il sapore dei tempi del colonialismo è ancora vivo; il mercato dei feticci più grande d’Africa con un eclettico assortimento di amuleti , crani di animali, conchiglie, antiche pietre-moneta, teste di serpente, statuette propiziatorie e tutte le più svariate componenti necessarie alla realizzazione di pozioni magiche e feticci. I grandi maestri del mercato ci presentano alcuni dei loro “gris-gris” fatti in casa, preparati per aiutarci a risolvere i problemi della vita quotidiana.
La sera, corso di cucina: sentitevi liberi di partecipare a un corso di “cucina la tua cena” presso la cucina di uno chef professionale. Scoprite le proprietà e i sapori dei prodotti locali uniti ad altri ingredienti e tecniche di cucina importate dall’estero. Se invece preferite riposarvi nella vostra camera d’hotel, potete incontrare il gruppo alla fine del corso e cenare insieme.
Il sabato sera molti locali offrono musica dal vivo: reggae, afro-jazz…seguite la vostra guida per scoprire la vibrante Lome by night!
GIORNO 3, Domenica: Vegetazione lussureggiante da Lome a Kpalime (140 km – tempo di trasferimento 3 h) – TOGO
Partenza per Kpalime, una cittadina con un ricco passato coloniale che è ora un importante centro di commerci. Visita al centro artigianale.
Nel pomeriggio, camminata per le colline che circondano Kpalime, attraverso villaggi e fattorie, per raggiungere i margini della foresta. Sotto la guida di un entomologo locale impariamo a conoscere le farfalle e gli insetti.
GIORNO 4, Lunedi: Danza del fuoco, da Kpalime a Sokodé (320 km – tempo di trasferimento 5 h) – TOGO
Trasferimento in direzione nord e sosta ad Atakpame, una tipica cittadina africana costruita sulle colline, punto di convergenza dei prodotti provenienti dalla foresta limitrofa.
Risalente al XIX secolo, si trova lungo la ferrovia principale che collega Lomé a Blitta ed è stato inizialmente colonizzato dagli Ewe e dagli Yoruba. È al centro di un’importante area di coltivazione del cotone, ed è qui che gli uomini della regione, attraverso il loro lavoro qualificato su piccoli telai di tessitura, realizzano il tessuto dai colori vivaci chiamato “Kente”.
Proseguiamo verso nord visitando qualche villaggio lungo la strada. Queste popolazioni, originariamente provenienti dal nord del paese, hanno mantenuto intatte le tradizioni che li legano alla terra degli antenati. Sosta presso alcuni mercati locali che si svolgono una volta alla settimana.
Arrivo a Sokodé nel tardo pomeriggio.
In serata assisteremo alla danza del fuoco. Nel cuore del villaggio un grande fuoco illumina i volti dei danzatori che cominciano a muoversi al ritmo incessante dei tamburi. I danzatori in uno stato di trance si gettano nelle braci, le raccolgono con le loro stesse mani e le portano alla bocca, le masticano, le ingoiano; alcune volte le fanno scorrere lungo tutto il corpo senza che esse lascino alcuna bruciatura e senza mostrare alcun segno di dolore. Possiamo chiamarla prova di coraggio? Autosuggestione? Magia?… E’ difficile spiegare una tale performance. Forse è proprio il feticcio a proteggerli dal fuoco.
GIORNO 5, Martedì: Fabbri, da Sokodé a Kara (130 km – tempo di trasferimento 4 h) – TOGO
La guida tra le montagne ci permette di incontrare l’etnia Kabye. Le abitazioni Kabye, chiamate “Soukala”, sono composte da diverse capanne di argilla unite da un muro – ogni abitazione è dominio di una famiglia patriarcale. Nei villaggi situati in cima alle montagne, le donne sono ceramiste che utilizzano una tecnica ancestrale senza ruota, mentre gli uomini sono fabbri che lavorano ancora il ferro con pietre pesanti invece che con martelli e incudini come nei primi anni dell’Età del Ferro. Seguiamo il processo di modellazione di una zappa.
GIORNO 6, Mercoledì: Castelli d’argilla, da Kara region (130 km – tempo di trasferimento 3 h) – TOGO
I Tamberma, per motivi di autodifesa, si sono rifugiati per secoli nel cuore dell’Atakoras, una terra di così difficile accesso da poter fuggire da qualsiasi attacco, soprattutto da parte dei mercanti di schiavi provenienti dal Nord Africa musulmano. Secondo gli antropologi, le loro origini sono vicine al popolo Dogon del Mali, con il quale condividono un’assoluta fedeltà alle loro tradizioni animiste. Le loro forti credenze tradizionali sono confermate dalla presenza di grandi santuari – di forma fallica – all’ingresso delle loro case. Queste abitazioni fortificate, simili a castelli medievali, sono uno degli esempi più belli dell’antica architettura africana. Il loro stile impressionò talmente Le Corbusier che parlò di “architettura scultorea”. In effetti, le case sono costruite a mano, strato dopo strato, aggiungendo del fango e modellandolo seguendo la pianta della casa. Una sorta di gesto sensuale che mescola forza, cura e bellezza. Con il permesso accordatoci dagli abitanti, entriamo nelle loro case per capire meglio il loro modo di vivere.
GIORNO 7, Giovedì: La montagna degli stregoni, da Kara a Dassa (370 km –tempo di trasferimento 7/8 h giornata lunga con attraversamento di frontiera) – TOGO & BENIN
Partenza mattutina per una lunga ma intensa giornata.
Oggi faremo una passeggiata per scoprire vecchi villaggi Taneka, situati alle pendici dei monti omonimi. Questi villaggi hanno capanne rotonde con tetti conici e protetti al centro da vasi di terracotta. La parte superiore dei villaggi è abitata dai giovani iniziati e dai sacerdoti dei feticci, abbigliati con sole pelli di capra e caratterizzati da una lunga pipa dalla quale non si separano mai. Questa popolazione ha abitato su un sito archeologico per molti secoli. Pare che i primi abitanti, d’origine Kabye, abbiano occupato la montagna nel IX secolo. Da allora altre popolazioni si sono unite a loro formando una specie di melting-pot. Ogni gruppo ha conservato i propri culti e riti d’iniziazione, e nello stesso tempo insieme hanno creato istituzioni politiche e religiose comuni. Mentre si cammina lungo viuzze delimitate da pietre lisce, potrebbe capitare d’incontrare giovani seminudi e con il cranio rasato. Si preparano alle celebrazioni iniziatiche. I Taneka, considerano che per «fare» un uomo ci vuole tempo, pazienza e tanto… sangue d’animali sacrificati. Insomma, un processo lungo tutta un’esistenza, a tal punto che la vita stessa diventa un rito di passaggio.
Trasferimento verso sud e visita al feticcio di Savalou che rappresenta un importante luogo di pellegrinaggio animista.
GIORNO 8, Venerdì: Maschere danzanti, da Dassa a Abomey (100 km – tempo di trasferimento 2 h) – BENIN
Dassa è la sede di un antico regno fondato da Olofin nel 1385. Oggi la cittadina ospita siti che testimoniano di questa lunga storia.
Assisteremo alla danza delle maschere Egun che rappresentano gli spiriti dei defunti e di fatto, secondo la popolazione locale, “sono” i defunti.
Gli uomini che indossano le maschere che rappresentano Egun sono iniziati al culto. Vestiti con abiti multicolori e sgargianti, emergono dalla foresta e formano una processione per le strade del villaggio,
I partecipanti non devono farsi toccare da Egun: proveniente dall’aldilà potrebbe condurli con sé. Quando la maschera irrompe sulla scena, si assiste a una specie di corrida che suscita un mix di paura e rispetto. In alcuni casi coloro che sono raggiunti dalle maschere cadono in uno stato di catalessi e sono portati subito nella casa delle maschere per un trattamento segreto che li farà ritornare nel mondo dei vivi. All’arrivo le maschere si esibiscono in una sorta di combattimento con i tori che ha lo scopo di incutere timore e rispetto.
Una volta arrivati ad Abomey, incontriamo con la comunità dei “fabbri”, che da secoli servono i re del Dahomey nella produzione di armi e altri utensili.
Nel pomeriggio assistiamo alle spettacolari maschere danzanti Gelede.
Gelede è allo stesso tempo un culto, una società segreta e una maschera. Prima di tutto, è il culto di Oudua: la grande divinità, la madre terra. Gelede è anche la figlia di Ougun, il dio del ferro e una delle principali divinità della religione vudù del Sud Benin. Ma Gelede è anche la società segreta che custodisce le maschere omonime e organizza danze speciali. Gli spettacoli di Gelede ricordano il nostro “teatro”, dove ogni maschera rappresenta un personaggio, spesso umoristico o ironico. Questo aspetto teatrale delle maschere che mimano racconti ha la funzione di educare, non semplicemente di intrattenere il villaggio. La maschera di Gelede ha tratti femminili, ma è indossata da uomini vestiti da donna che ballano performance incredibili: un coro composto da più di 20 cantatori che danzano in un cerchio con due grandi tamburi al centro, il pubblico circostante, felice ed eccitato, che canta, ride e batte le mani. I colori dominano la scena con i ballerini vestiti con abiti sgargianti che si muovono in continuazione.
GIORNO 9, Sabato: Sulle palafitte, da Abomey a Ouidah (200 km – tempo di trasferimento 3 h) – BENIN
Nella regione a nord di Cotonou si estende una vasta area lacustre. Una barca a motore ci permette di attraversare il Lago Nokwe e raggiungere Ganvie, il più vasto villaggio palafitticolo del continente Africano. I circa 25.000 abitanti appartenenti all’etnia Tofinou costruiscono le loro capanne di legno su pali di teck, coprendone i tetti con spessi strati di fogliame. Il villaggio è riuscito a preservare le tradizioni e l’ambiente originari nonostante la lunga presenza umana in un ambiente chiuso. La pesca è l’attività principale di questa popolazione, ma il lago non è sovra-sfruttato. La vita si svolge ogni giorno intorno alle canoe che uomini, donne e bambini guidano con disinvoltura utilizzando bastoni dai colori vivaci. È con queste canoe che gli uomini pescano, le donne consegnano le merci al mercato e i bambini vanno a scuola e giocano.
Sfioreremo la città di Cotonou è caratterizzata dal traffico costante di migliaia di zamidjans (moto-taxi), i cui autisti sono caratterizzati da uniformi gialle e porpora. Di conseguenza, la città segue il ritmo dei semafori che scandiscono fermate e ripartenze dei moto-taxi. Divertitevi a guardarne il caos.
Proseguiamo verso Ouidah, da alcuni considerata la capitale del vudù africano.
GIORNO 10, Domenica: Zangbeto, il fantasma (80 km – tempo di trasferimento 2 h) – BENIN
Ouidah fu conquistata dall’esercito di Dahomey durante il XVIII secolo per diventare uno dei principali porti degli schiavi. Oggi la città gode di un’architettura afrobrasiliana. Coabitano uno di fronte all’altro, in perfetto sincretismo, il tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. La lentezza dei personaggi inondati dal sole… il battito lontano delle onde sulla spiaggia… il ritmo dei tamburi sembrano riportare l’eco mormorante delle colonne di schiavi imbarcati su queste spiagge. Un’atmosfera “fuori del tempo”, perfettamente descritta da Chatwin nel suo libro «Il viceré di Ouidah». A piedi visitiamo il Tempio dei Pitoni. Terminiamo il nostro tour della città seguendo la “strada degli schiavi” fino alla spiaggia, il punto di “non ritorno” dove gli schiavi erano soliti salire a bordo delle navi.
Nel pomeriggio assisteremo alle performance della maschera Zangbeto. Grande maschera coperta di paglia colorata, Zangbeto rappresenta i selvaggi spiriti non umani, le forze della natura e della notte che hanno abitato la terra prima dell’arrivo dell’uomo. L’uscita di Zangbeto è una gran festa per il villaggio, che beneficia della protezione degli spiriti maligni e tiene lontane le presenze minacciose. Il roteare della maschera simbolizza un’operazione di “polizia spirituale” destinata a mantenere ordine nel villaggio e scacciare i malintenzionati, anche la realizzazione di “miracoli” conferma i poteri magici della maschera.
GIORNO 11, Lunedì: Nel cuore della terra del vudù! da Ouidah a Lome (150 km – tempo di trasferimento 5 h) – BENIN & TOGO
Attraversiamo la frontiera del Togo (Save Kodji / Hilla Kodji).
Lungo tutta la costa del Togo e del Benin, il Vudù è una religione ancora ferventemente praticata, tramandata dagli antenati. Sebbene secondo molti occidentali il Vudù sia solo una forma di magia nera, in realtà il Vudù è una vera e propria religione, molto più ricca e complessa di quanto spesso si pensi.
Incontro con un guaritore tradizionale che cura i suoi pazienti con riti ed erbe vudù. I trattamenti sono efficaci per quasi tutte le malattie, soprattutto per la pazzia. Il suo santuario è impressionante. L’elenco infinito di Vudù dimostra gli infiniti poteri concentrati nel sito.
In un remoto villaggio nascosto, parteciperemo a una cerimonia vudù: il ritmo frenetico dei tamburi e i canti degli adepti contribuiscono a richiamare lo spirito vudù che poi si impossessa di alcuni dei danzatori. Questi cadono in una trance profonda: occhi che si rovesciano all’indietro, smorfie, convulsioni, insensibilità al fuoco o al dolore. Sakpata, Heviesso, Mami Water sono solo alcune delle divinità vudù che possono manifestarsi. In questo stretto villaggio, circondati dall’atmosfera magica della cerimonia, capiamo finalmente cosa intende la gente quando dice: “Nelle vostre chiese pregate Dio; nel nostro santuario vudù diventiamo Dio!”.
Arrivo a Lomé nel tardo pomeriggio. Tempo libero per prepararsi alla partenza o per fare shopping; il nostro veicolo rimane a disposizione per accompagnarvi: negozi di arte tribale e antiquariato, artigianato, gallerie d’arte con dipinti contemporanei della “scuola togolese” (che iniziano ad essere piuttosto popolari nelle gallerie francesi e nordamericane), negozi che vendono oggetti d’arte “popolare” come le colorate insegne “pubblicitarie” davanti ai parrucchieri di strada, ecc.
In serata, trasferimento all’aeroporto.